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Stabilizzare o non stabilizzare?

CORESTABILITY per il mal di schiena. È proprio la scelta giusta?

Ho trattato il mal di schiena in altri articoli e video. Oggi vorrei approfondire uno dei trattamenti più in voga negli ultimi anni, la corestability, ovvero un lavoro di rinforzo dei muscoli del “core”.

Cosa dice la letteratura scientifica in merito a questa forma di trattamento? Produce risultati significativi per il paziente? Ha delle controindicazioni?

Se vuoi saperne di più, continua a leggere questo articolo. Alla fine avrai gli strumenti per decidere se è un trattamento che fa per te!

COS’È IL CORE

Il “core” è il nucleo del nostro organismo, un termine inglese per indicare il centro del nostro tronco. In particolare il termine si riferisce ad una serie di muscoli, principalmente del comparto addominale, ma che includono anche quelli del bacino e delle gambe, per un totale di 29 muscoli.

Sono muscoli che lavorano in sinergia per assicurare la stabilità della colonna vertebrale.

La corestability è una tematica diffusa in molti campi del movimento umano, dalla fisioterapia al mondo dello sport, dal trattamento del mal di schiena alla prevenzione degli infortuni. È un terreno comune a tutto ciò che riguarda la colonna vertebrale nelle sue più svariate declinazioni.

STABILITA DELLA COLONNA VERTEBRALE

Il ragionamento clinico che giustifica un intervento di corestability è l’ipotetica relazione tra il dolore cronico e l’instabilità della colonna vertebrale.

Purtroppo non esiste un consenso su come valutare questa presunta instabilità della colonna vertebrale, per cui mancano le fondamenta su cui costruire il resto del ragionamento clinico.

Cosa dobbiamo stabilizzare? Quanto dobbiamo stabilizzare? Come dobbiamo stabilizzarlo? L’intervento ha sortito dei risultati significativi?

In inglese si dice “if you’re not measuring while assessing…. you’re guessing”, ovvero “se mentre stai valutando, non stai misurando, stai solo indovinando”.

Vediamo da cosa dipende la stabilità della colonna vertebrale:

  • Controllo neuromuscolare
  • Sistema passivo: osseo e legamentoso
  • Sistema attivo: muscolare

L’interazione biomeccanica tra componenti attive e passive è ulteriormente complicata dal controllo motorio mediato dal sistema nervoso e dai suoi meccanismi anticipatori (feedforward) e di reazione (feedback).

FEED FORWARD: L’ANTICIPAZIONE

Tutti i movimenti degli arti vengono preceduti da un’attivazione della muscolatura del core, con il fine di stabilizzare la colonna vertebrale e renderla pronta a diventare la struttura portante del movimento.

I muscoli che hanno assunto il ruolo di protagonista in questa visione, sono il trasverso dell’addome e i muscoli obliqui interni.

Il meccanismo anticipatorio, però, non è uguale per tutti. Non esiste un criterio per valutare quanto tempo prima si debbano “attivare” questi muscoli prima di un movimento. Sono stati effettuati molti studi per stabilire se esista un tempo di anticipazione “normale” ed uno patologico, ma non è stato possibile stabilirlo, perché i soggetti “sani” mostrano tempi di attivazione del tutto differenti.

Nel caso di pazienti con mal di schiena, alcuni studi hanno rilevato un pattern di attivazione “ritardato”. Hanno quindi erroneamente associato questo dato come causa del mal di schiena, ma in realtà è solo una conseguenza del dolore cronico, che causa alterazioni non solo nel timing di attivazione muscolare, ma in moltissime altre componenti del corpo (metabolismo, ormoni, schema corporeo, umore, infiammazione, ecc…).

Riconoscere una correlazione tra il timing di attivazione dei muscoli addominali e il mal di schiena è una cosa. Stabilire che questo timing sia alla base del mal di schiena cronico è tutt’altra faccenda.

Inoltre non ci sono evidenze valide che un allenamento mirato all’attivazione e al rinforzo di questi muscoli, si accompagni ad una modificazione del timing di attivazione.

 

STABILIZZARE PRIMA DI MUOVERSI

I pazienti con mal di schiena cronico, ovvero che hanno dolore da più di tre mesi (ma spesso si parla di anni), sono spesso in uno stato di allarme. Il loro sistema nervoso si sente minacciato (vedi articolo sul dolore per approfondire) e quindi mette in atto una serie di meccanismi “protettivi”. Tra questi rientra un’eccessiva attivazione muscolare nella zona interessata che sostiene il dolore e li fa sentire rigidi e bloccati.

L’ultima cosa di cui hanno bisogno è una diagnosi di instabilità e un trattamento mirato a creare un “corsetto” muscolare per dare una presunta “protezione vertebrale”.

Si rinforzerà il messaggio di vulnerabilità della colonna vertebrale e quindi il sistema nervoso si sentirà ancor più minacciato, in un circolo vizioso che alimenta la paura del movimento e toglie la scioltezza tipica del gesto spontaneo.

Occorre lavorare in un tutt’altra direzione e fornire alla colonna vertebrale la possibilità di riscoprire le sue meravigliose possibilità di movimento, in un contesto di rassicurazione che scongiuri l’ipervigilanza tipica del dolore persistente.

Tramite un percorso dosato e graduale bisognerà aumentare la tolleranza al carico esponendo il paziente ad ogni tipo di movimento, da quelli “sicuri” fino a quelli che ritiene a torto “sbagliati”.

Non esistono movimento “scorretti”, bensì condizioni fisiche inadeguate!

 

ALLENARE GLI ADDOMINALI

Esiste ancora qualcuno che allena gli addominali per perdere la pancia. Ma di questo mi occuperò in un altro articolo…

Se invece utilizzi qualche esercizio di corestability in un programma di preparazione fisica generale, allora sei sulla buona strada. Questi esercizi solitamente prevedono una contrazione isometrica dei muscoli del comparto addominale, che è il modo più intelligente di allenare questi muscoli.

Chiariamo questo concetto.

Per fare un esempio, la verticalità dell’albero maestro di una barca a vela è mantenuta dalle sàrtie (le cime poste lateralmente), che devono essere tese in egual misura. Se da un lato una sàrtia si accorcia, l’albero si inclinerà.

I muscoli stabilizzatori hanno la stessa funzione, si contraggono senza movimento (senza cioè accorciarsi). Soprattutto gli strati muscolari più profondi, sono “progettati” per contrazioni muscolari blande, ma di lungo periodo.

Utilizzare contrazioni isometriche per il rinforzo addominale, quindi, è un modo di rispettare la natura e la funzione di questi muscoli.

Se pensate all’addome scolpito dei ballerini, capirete che non servono centinaia di ripetizioni di “crunch” per il rinforzo di questa zona. Qualsiasi movimento degli arti comporta un lavoro del core.

Quasi tutti gli esercizi a corpo libero stimolano questo comparto muscolare, ma in maniera specifica, ovvero in relazione al movimento o allo sport che praticate.

Sviluppare il controllo del core in posizione supina (o nelle altre posture utilizzate nei protocolli di corestability), non vi permetterà di utilizzare questa abilità nei gesti della vita quotidiana o nello sport. Il controllo del tronco è una funzione altamente specifica che si allena in maniera del tutto automatica quando praticate esercizi di qualunque natura.

DOLORE CINGOLO PELVICO

Esiste, tuttavia, un dolore ben specifico, localizzato intorno al sacro, che potrebbe beneficiare di un intervento di rinforzo della muscolatura addominale profonda. È un parente stretto della lombalgia, ma non coinvolge la colonna vertebrale, ma il bacino. Le articolazioni sacro-iliache hanno una limitata capacità di movimento (circa 2 mm) e “soffrono” di una condizione di eccessiva mobilità.

Circa il 20% delle donne in gravidanza può soffrire di questo dolore, chiamato “pelvic girdle pain” PGP, per cui è altamente consigliato un piano di esercizi specifico nel post-partum, basato su esercizi di stabilizzazione del cingolo pelvico.

In questo video vi parlo del PGP, che è un mal di schiena diverso dalla più comune lombalgia.

CONCLUSIONE

Se hai mal di schiena cronico, non è detto che tu abbia un problema di stabilità vertebrale.

Un protocollo esclusivo di corestability non ha nessuna logica, nè riabilitativa nè di aumento delle performance sportive.

Esercizi di stabilizzazione statica e dinamica hanno senso soprattutto nei problemi del cingolo pelvico che colpiscono le donne in gravidanza.

Qualsiasi attività a corpo libero prevede un attivazione ed un rinforzo dei muscoli addominali, per cui non c’è necessità di massacrarsi di esercizi specifici.

Usa il buon senso, dai fiducia al tuo corpo e muoviti con naturalezza.

Kenji

Approfondimenti

Hodges, & Richardson. Inefficient muscular stabilization of the lumbar spine associated with low back pain: a motor control evaluation of transversus abdominis. Spine 1996; 21(22): 2640–2650.

Hodges, & Richardson. Altered trunk muscle recruitment in people with low back pain with upper limb movement at different speeds. Archives of physical medicine and rehabilitation 1999; 80(9): 1005–12.

Vasseljen, Ottar, Unsgaard-Tøndel, M., Westad, C., & Mork, P. J. Effect of core stability exercises on feed-forward activation of deep abdominal muscles in chronic low back pain: a randomized controlled trial. Spine 2012; 37(13): 1101–8

F. Mannion,1 N. Pulkovski,2 V. Toma2 and H. Sprott2 Abdominal muscle size and symmetry at rest and during abdominal hollowing exercises in healthy control subjects J. Anat. (2008) 213, pp173–182 008

Ottar Vasseljen a, Anne M. Fladmark a,b, Christian Westad a, Hans G. Torp Onset in abdominal muscles recorded simultaneously by ultrasound imaging and intramuscular electromyography Journal of Electromyography and Kinesiology 19 (2009) e23–e31

Eyal Lederman CRITICAL REVIEW: The myth of core stability Journal of Bodywork & Movement Therapies (2010) 14, 84e98