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CONOSCERE I MECCANISMI DEL DOLORE

Se sei una persona che combatte periodicamente o quotidianamente con il dolore, è necessario che tu legga questo articolo. Ampliare le tue conoscenze ti aiuterà a liberarti da tantissime convinzioni limitanti e falsi miti che potrebbero contribuire al persistere del tuo dolore.
Hai capito bene! Ciò che pensi sul tuo dolore è parte integrante del problema, e questo la Scienza l’ha scoperto da tanti anni. La cosa più difficile è comprendere e accettare questa verità.

In quest’articolo proverò a fare chiarezza in merito.

DA QUANTO TEMPO HAI DOLORE?
Se ti paragoni ad un’automobile, penserai che il dolore sia il campanello di allarme di un problema meccanico, come quando si accende una spia luminosa che segnala un danno al motore.

È questo è vero per quanto riguarda il dolore acuto, ovvero quello che ha una durata compresa tra una e tre settimane; in questo caso il dolore è il sintomo di una MALATTIA SOTTOSTANTE. Questo tipo di dolore, però, non desta preoccupazione, perché ne conosciamo la causa e sappiamo, per esperienza passata, che il nostro corpo ha le risorse per gestirlo.

Il dolore diventa un problema, quando PERSISTE. In tal caso il dolore non è più un sintomo, ma una malattia a se stante. Nel dolore cronico o meglio dire persistente, la relazione tra dolore e danno non è più così chiara. Ed è in quest’ambito che occorre fare chiarezza.

Non possiamo utilizzare l’esempio dell’automobile per spiegare un mal di schiena persistente, una cefalea, un dolore alla spalla o un quadro fibromialgico.

Non siamo automobili! Non siamo fatti solo di parti meccaniche. La biomeccanica si presta bene per spiegare il dolore acuto, non il dolore persistente. Gli esseri umani sono animali complessi non solo dal punto di vista biomeccanico, ma anche dal punto di vista psicologico, emozionale e sociale.
Nel mantenere uno stato doloroso, non possiamo pensare che un piccolo problema biomeccanico abbia una rilevanza maggiore di un grande evento psico-affettivo o sociale.
Il tuo benessere emozionale e la tua partecipazione sociale HANNO UN IMPATTO fortissimo nel mantenimento del tuo stato doloroso. Vediamo di capirne il perché.

LA NEUROFISIOLOGIA

Ti farò una domanda per cominciare:
Secondo te, il cervello:

  • A) PERCEPISCE il dolore
  • B) GENERA il dolore

Sono sicuro che hai risposto A.
Risposta sbagliata.

Questo è dovuto a diversi motivi di carattere culturale che eviterò di trattare per non perdere di vista l’argomento principale. Ma vorrei sottolineare che questa ERRATA convinzione che vede il cervello come spettatore di qualcosa che avviene in periferia è all’origine del modello comportamentale che vede le persone con dolore cercare le cause del proprio problema SEMPRE ED ESCLUSIVAMENTE IN PERFIERIA.

Facciamo un esempio pratico. Se hai ricorrenti episodi di mal di schiena e se sei una persona che ha risposto A, la prima cosa che farai è richiedere al tuo medico di farti una radiografia. Vuoi capire qual è l’origine del tuo problema! Se trovi un medico che GIUSTAMENTE ti sconsiglia questo esame, cercherai un altro medico, che finalmente esaudirà il tuo desiderio e ti prescriverà una RX o una RMN.

Quando ritirerai questo referto, scritto in una lingua a te sconosciuta, non vedrai l’ora di farti spiegare la VERA CAUSA del tuo problema. È giusto cercare una spiegazione. È sbagliato fermarsi ad una spiegazione semplicistica del problema. Trovare una causa biomeccanica all’origine di un mal di schiena persistente è il modo più semplice di soddisfare questo bisogno, ma il meno efficace per affrontare il problema nella sua globalità.

Tornando al nostro esempio, probabilmente ti verranno prescritti farmaci antinfiammatori (FANS o Cortisonici) e una serie di trattamenti fisioterapici.

Dopo che avrai completato le numerose terapie consigliate, stari probabilmente meglio…… fino al prossimo episodio acuto. E allora la storia si ripeterà da capo: nuove indagini (spesso più complicate), nuove figure professionali (neurologici, reumatologi, fisiatri…) nuove diagnosi e nuove terapie (sempre più invasive). E la storia si potrebbe ripetere all’infinito, senza che tu abbia realmente compreso quale diagnosi e quale strategia terapeutica adottare. Sarai solo più confuso e più scoraggiato di prima.

LA NEUROMATRICE
Ecco perché è necessario capire che il cervello GENERA il dolore sulla base di MOLTISSIME informazioni, alcune di natura biomeccanica, ma tante altre di natura psico-affettiva.

Ora spero inizi ad essere chiaro che ci può essere dolore anche SENZA danno! Basta che il cervello sia CONVINTO di una minaccia, reale o presunta, e il dolore verrà generato. Un dolore REALE.
Non sto dicendo che il dolore è di natura piscologica, sto affermando che il cervello prende in seria considerazione le tue convinzioni psicologiche e, insieme alle altre informazioni (sensoriali, immunitarie, endocrine,…) decide se generare dolore o meno.
Ecco perché quello che pensi sul dolore può avere un impatto molto potente. Il nostro modo di agire è il frutto del pensiero che ci siamo fatti sul mondo fenomenico. Se pensi che il tuo problema è dovuto ad una causa biomeccanica, cercherai un professionista che rinforzerà questa convinzione e seguirai terapie che mirano alla risoluzione di questa problematica.

Rompere questo circolo vizioso di convinzioni è la ma missione! Lo ripeto, DOLORE e DANNO non sono sempre correlati e nei problemi persistenti posso anche affermare che non sono QUASI MAI correlati.

 

 

 

E ALLORA PERCHÉ SENTO DOLORE?
Perché il tuo cervello SI SENTE MINACCIATO. Quali sono le minacce che ti vengono in mente nella vita di tutti i giorni?? Elenchiamone alcune:

  • non poter più riuscire a lavorare
  • non poter più avere degli hobby
  • non poter praticare il tuo sport preferito
  • essere licenziato
  • essere giudicato dai colleghi
  • non essere all’altezza del compito
  • non farcela

Queste sono solo alcune delle minacce che ogni giorno affrontiamo e con cui tutti più o meno facciamo i conti. Come potete vedere, sono tutte di carattere psicologico (paura, ansia, preoccupazione) o sociale (lavoro, sport, famiglia). Queste minacce sono QUOTIDIANE e PERSISTENTI.

Il fatto che il dolore sopraggiunga in una zona rispetto ad un’altra è pressoché un mistero. Sicuramente piccole problematiche biomeccaniche possono contribuire a rendere una zona più suscettibile di un’altra. Ma non significa che sarà necessario intervenire per CORREGGERE quel problema biomeccanico.

E ALLORA COSA DOVREI FARE?
Il primo passo è l’EDUCAZIONE. Quello che stai facendo in questo momento è cercare di capirne di più sull’argomento alla luce delle più moderne ricerche Scientifiche. Ma ti posso garantire che leggere un articolo o guardare un video NON È SUFFICIENTE per modificare un modello di pensiero.

È necessario ribadire il concetto molte volte, per molto tempo e usando diverse strategie di apprendimento. È necessaria una solida relazione terapeuta-paziente basata sulla fiducia reciproca. È necessaria la piena collaborazione di entrambe le figure per portare avanti un percorso di RI-EDUCAZIONE che permetta di sviluppare un costruttivo cambio di prospettiva.

Se ti interessa l’argomento e vuoi conoscere in che modo un FISIOTERAPISTA può aiutarti nella gestione del tuo problema, rimaniamo in contatto. Visita il mio canale youtube e la mia pagina facebook, troverai altre risorse utili per capire come funziona il dolore e imparare a gestire i più comuni problemi neuro-muscolo-scheletrici.

Il dolore non può essere separato dalle emozioni che lo circondano.
L’apprensione gli da forma, la mancanza di speranza lo intensifica, la solitudine lo protrae.
Il peggior dolore è quello a cui nessuno riesce a dare una spiegazione